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VOLUME XIX
ANNO 2011
N 2
Indice
IL VASO DI PANDORA
Dialoghi in psichiatria e scienze umane - Vol. XIX, N°2 2011
Table of contents

Editoriale
Marco Massa
pag. 7

TRA PRASSI E TEORIA
Giovanni Jervis‟ thought about helping relantionship:
an important contribution to mental health professionals‟ training
Antonio Maria Ferro
pag. 11

APPUNTI DI VIAGGIO
Laio‟s psychosis and the trans-generational
Cesare Romano
pag. 31

The feeling of loneliness of the psychiatric operator and
the psychiatric équipe‟s role
Enrico Varrani
pag. 69

QUATTRO PASSI PER STRADA
Centro Psicoanalitico di Genova, 12 marzo 2011
Ricordo di Lina Generali Clements. “Sincerità”
Riccardo Brunacci
pag. 85
Editoriale


Accolgo con entusiasmo l'invito della redazione a scrivere l'editoriale di questo numero, sia perché è per me occasione di approfondimento culturale sempre gradito, sia perché mi offre l'opportunità di collaborare con una rivista cui sono professionalmente e personalmente legato. Il secondo numero di quest'anno si caratterizza per un apparente squilibrio nella corposità degli articoli. Infatti, se il raffinato contributo di Romano sembra dominare (quantomeno per il numero di pagine), il livello qualitativo e i risvolti in termini di applicabilità ad una prassi clinica e operativa degli altri interventi sono senza dubbio elevati. Ferro e Varrani ci invitano a riflettere sulle nostre esperienze quotidiane di operatori della psichiatria, con analisi e osservazioni di grande utilità che hanno per oggetto prevalente la pratica terapeutica e la figura dell'operatore. Romano e Brunacci ci riportano verso contesti più teorici, dove però il ricercato utilizzo della metafora del mito nell'uno, e l'intensa partecipazione emotiva nell'altro, ci consegnano l'opportunità di ragionare su importanti ipotesi esplicative riguardanti la complessità della relazione terapeutica. L'appassionato contributo di Ferro, ricordando l'insegnamento ricevuto da Jervis, illustra come la capacità di attuare una buona relazione d'aiuto abbia ripercussioni in almeno due ambiti: quello della relazione “classica” e immediatamente comprensibile fra operatore e paziente, e quello del rapporto fra operatore e istituzione. Nella prassi quotidiana della psichiatria istituzionale – quella cui si riferisce Ferro - non esistono confini fra i due ambiti, e le relazioni, comprese quelle d'aiuto, si realizzano in un “milieu” complesso dove preservare l'integrità psichica di chi, individuo e/o gruppo, fornisce aiuto è fondamentale quanto lo è il dar corso al mandato istituzionale della cura. Non si discosta da queste tematiche l'articolo di Varrani che descrive, sempre in un'ottica legata alla psichiatria istituzionale, lo stretto collegamento fra il sentimento di solitudine dell'operatore psichiatrico e lo svilupparsi di condizioni di rischio per la sicurezza
dell'operatore stesso e dei servizi in cui lavora. Anche in questo caso si valorizza l'importanza del gruppo per la prevenzione di tali rischi, gruppo di lavoro che deve dotarsi di particolari caratteristiche di coesione, integrazione ed elasticità, ma anche di trasparenza gestionale e “democrazia”. Addentrarsi nella lettura del mito come se si trattasse di un caso clinico potrebbe essere da taluni considerato criticabile sotto il profilo tecnico (se ci pensiamo bene è sostanzialmente un'operazione che contiene elementi di ricorsività), ma Romano, grazie a questa operazione, ci conduce, attraverso una puntuale analisi delle figure di Edipo e di Laio, all'approfondimento di alcuni paradigmi fondamentali della costellazione edipica, con particolare riguardo alla trasmissione transgenerazionale di specifiche organizzazioni psicopatologiche legate all'odio e alla dimensione psicotica. La “psicologizzazione” del mito resta un'operazione fondamentale della psicoanalisi che ha reso con ciò possibile la rappresentazione narrativa di vicissitudini emotive difficilmente esplicabili in altro modo; sotto questo profilo l'elegante articolo di Romano certamente non delude, guadagnandosi inoltre il merito di rivalutare la questione edipica in un'epoca in cui, per ragioni diverse e non sempre legate all'evoluzione della teoria psicoanalitica, è talvolta (e probabilmente a torto) eclissata. Chiude questo numero lo scritto di Brunacci in ricordo di Lina Generali. La particolare modalità di stesura in forma di note e di appunti relativi alla propria esperienza clinica di psicoanalista dà valore ad un contributo che si prefigge di definire un concetto contemporaneamente semplice nella sua definizione esplicita, ma complesso, per la difficoltà di percepirne la presenza come stato della mente (proprio o – come nell'esperienza della psicoterapia – del paziente). Lo stato mentale di sincerità scaturirebbe, secondo un'interessante ipotesi dell'autore, dal realizzarsi di una relazione oggettuale libidico-dipendente fra il Sé e la realtà psichica e rappresenterebbe una fondamentale condizione preliminare rispetto al contatto emotivo col paziente ma anche elemento aggiuntivo di vitalità nella relazione terapeutica.


 

Marco Massa

 



Antonio Maria Ferro*



Il pensiero di Giovanni Jervis sulla relazione d’aiuto: un importante contributo nella formazione degli operatori in Psichiatria



 


RIASSUNTO


L’autore descrive il pensiero di Giovanni Jervis sulla relazione d’aiuto a partire dalla propria riflessione su come egli sia stato aiutato da Jervis stesso a sviluppare un modo di fare psichiatria che fosse sempre attento e rispettoso per “l’Altro da noi” e per la politica della vita quotidiana.


L’obiettivo della costruzione del benessere psichico è un processo dinamico che prosegue per tutta la vita: questo riguarda anche il nostro modo di operare, da un lato per superare o almeno lenire i disturbi mentali, dall’altro per preservare la tenuta mentale di un Dipartimento di Salute Mentale e dei suoi operatori.


La terapia istituzionale mantiene quindi questo doppio obiettivo “maturativo” con realismo e senza illusioni idealistiche ma anche senza indulgere a pessimismi sulla natura umana e sull’inguaribilità: pessimismi che troppo spesso hanno avuto ed hanno una funzione autogiustificatoria per il non fare nulla o il fare male.  


 


PAROLE CHIAVE


Relazione d’aiuto, empatia, politica della vita quotidiana, la bottega della psichiatria.


 





* Direttore Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze – ASL 2 Savonese


 


 


 




Cesare Romano*



La psicosi di Laio e il transgenerazionale


 


RIASSUNTO












 




L’autore rilegge il mito di Edipo, come raccontato da Sofocle nell’Edipo Re, come se si trattasse di un caso clinico. In particolare, applica alla rilettura del mito la teoria transgenerazionale, utilizzando i contributi di Käes, Faimberg, Enriquez e dedica ampio spazio alle teorie di Piera Aulagnier che utilizza per illustrare la paranoia di Edipo, che l’autore considera un lascito transgenerazionale della psicosi del padre Laio. Anche il parricidio e l’incesto vengono considerati una eredità della psicosi paterna. La ricerca di Edipo riguardo alle proprie origini viene ricondotta nell’ambito della costruzione di una teoria delirante delle origini. Rifacendosi anche alla lettura anamorfica della tragedia effettuata da Maiullari, l’autore indica alcune incongruenze della lettura freudiana del mito.


 


PAROLE CHIAVE


Edipo, transgenerazionale, genealogia, psicosi in eredità, paranoia, teoria delirante delle origini








*Psichiatra e psicoterapeuta del D.S.M. dell’A.S.L. 16 del Veneto.


 


 




Enrico Varrani*



La solitudine dell’operatore ed il ruolo dell’équipe


 


RIASSUNTO


In questo scritto viene preso in considerazione il sentimento di solitudine che l’operatore psichiatrico può vivere all’interno dell’équipe; tale sentimento può condurre ad un indebolimento del senso di sicurezza che l’operatore pr











ova nella sua relazione col paziente. La relazione terapeutica può essere grandemente danneggiata dall’esistenza di stati emotivi come la solitudine ed il conseguente isolamento.


Vengono prese in esame le fonti da cui esso origina ed i rimedi che il gruppo curante può adottare per attutirlo.


 



PAROLE CHIAVE


Sentimento di solitudine, équipe, sicurezza, coesione, integrazione.






* Psichiatra, ha lavorato per oltre trent’anni nelle Istituzioni Pishciatriche Pubbliche in provincia di Milano, è membro associato dell’Istituto Italiano di Psicoanalisi di gruppo e insegna alla Scuola di Milano dell’I.I.P.G.



 



 

 

Il Vaso di Pandora, Dialoghi in psichiatria e scienze umane
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Iscrizione al Tribunale di Savona n. 418/93 - ISSN 1828-3748