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Tobie Nathan*, Catherine Grandsard**
Disturbi da stress post-traumatico e disturbi da spavento: ripensare il trauma da una prospettiva etnopsichiatrica[1]
RIASSUNTO
La psicopatologia scientifica e i vari approcci psicoterapeutici, quando si misurano con i disturbi di tipo traumatico, sembrano incapaci di avanzare con la stessa raffinatezza tecnica e precisione teorica utilizzate invece con altre categorie di disturbi mentali. Gli autori sottolineano con forza come il trauma manifesti una peculiare resistenza non solo al trattamento, farmacologico e psicoterapico, ma anche a essere ripensato dalle discipline cliniche. Se è vero che gli eventi traumatici segnano il limite delle terapie moderne, le quali non si curano del mondo esterno e si concentrano invece sulla soggettività psicobiologica della vittima, la proposta contenuta in questo articolo costituisce una sfida: spostare l’attenzione terapeutica dalla vittima del trauma all’evento traumatico, trattando per così dire l’evento al posto della persona. È ciò che fanno i sistemi tradizionali quando mettono alla base del disturbo traumatico il concetto di spavento. Nelle lingue – qui se ne esplorano alcune come il quechua, il wolof, l’arabo, il kirundi – si troverebbe inscritta una teoria dello spavento comune a diverse culture: lo spavento consisterebbe nell’incontro terrifico e casuale con un essere di un altro mondo, che invade lo spazio interno dell’essere umano, dopo che in quest’ultimo si è aperta una breccia psichica. Questo modello viene estratto e commentato anche a partire da diversi casi clinici attraverso i quali si sviluppa il ragionamento degli autori.
PAROLE CHIAVE: Stress post-traumatico, Spavento, Metamorfosi
* Professore di Psicologia Clinica e Psicopatologia, fondatore del Centro Georges Devereux – Università di Parigi 8; attualmente Consigliere Culturale presso l’ambasciata francese di Guinée-Conakry
** Psicologa clinica e psicoterapeuta familiare, docente di Psicologia Clinica e Psicopatologia, co-direttrice del Centro Georges Devereux – Università di Parigi 8
[1] Relazione presentata alla Third International Trauma Research Net Conference, Trauma-Stigma and Distinction: Social Ambivalences in the Face of Extreme Suffering, St Moritz, 14-17 Settembre 2006. Traduzione a cura di Filippo Casadei e Salvatore Inglese
Filippo Casadei*, Salvatore Inglese**
Babelogue. Lingue e processi di mediazione clinica
La molteplicità babelica delle lingue propria delle società complesse viene qui assunta come elemento centrale di una clinica etnopsichiatrica aperta alle avventure della globalizzazione. Il ragionamento degli autori cerca di andare oltre il tema della traduzione e del modello intersoggettivo della mediazione (paziente-mediatore-terapeuta) per affrontare invece la questione di come si possa curare l’altro facendo intervenire le lingue (parlate dal gruppo-paziente e dal gruppo-operatore) come strumenti di lavoro clinico. In antitesi con la monolingua, che esercita sempre una forma di terrore sull’altro, il dispositivo di mediazione si configura come macchina clinica plurilingue in grado di costruire delle connessioni nuove con i gruppi e i contesti d’origine del paziente. Gli autori propongono un uso differenziale delle lingue nel setting clinico a seconda del gruppo-paziente che si ha di fronte. Nel caso di famiglie migranti dove si lavora con genitori e figli insieme non si utilizzerà solo la lingua matrice per parlare con tutti i membri, ma si prediligerà una comunicazione bilingue per mettere in rilievo il cambiamento culturale cui va incontro l’intero gruppo migrante.
PAROLE CHIAVE: Lingue, Mediazione etnoclinica, Teoria della traduzione
* Etnolinguista (Dipartimento Salute Mentale ASL Firenze e Prato); Dottorando in Antropologia ed Epistemologia della Complessità (Università di Bergamo); FAR/ERG (FAR/Etnopsychiatry Research Group)
** Psichiatra, Psicoterapeuta, antropologo medico; Responsabile Modulo di “Psichiatria Transculturale e di Comunità – Metodologia della ricerca” – Dipartimento Salute Mentale ASP Catanzaro; FAR/ERG (FAR/Etnopsychiatry Research Group)
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