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VOLUME XVIII
ANNO 2010
N 4
Indice
IL VASO DI PANDORA
Dialoghi in psichiatria e scienze umane - Vol. XVIII, N°4, 2010


Sommario
Editoriale
Antonella Ferro
pag. 6

TRA PRASSI E TEORIA
Il trauma psichico e le relazioni genitoriali precoci
nel Disturbo Borderline di Personalità
Lisa Attolini, Maurizio Marcenaro
pag. 11

Rappresentazione e realtà nella cura istituzionale
Beppe Berruti, Giorgio Barbera
pag. 30

APPUNTI DI VIAGGIO
Gruppo Fiaba
Ramona Borla
pag. 54

QUATTRO PASSI PER STRADA
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Lo sguardo e la parola nel rapporto conoscitivo

VII° Incontro di Filosofia e Psichiatria – Genova, 6 febbraio 2009
Romano Morlotti
pag. 66

II° Conferenza Nazionale S.I.R.P., L’Aquila 16-18 settembre 2010
“Riprendersi dalle catastrofi ed oltre; dagli eventi traumatici alla
riabilitazione della malattia mentale”
Pasquale Pisseri
pag. 85

Editoriale

Il Vaso di Pandora conclude l’anno 2010 presentando un numero in cui viene dato spazio alla ricerca, alla pratica clinica, alla riflessione filosofica e allo scambio clinico-scientifico tra professionisti su temi di attualità, come a sottolineare che ad oggi la pratica e il confronto intellettuale devono andare di pari passo per poter promuovere cultura e crescita professionale.


Nel primo lavoro, Attolini e Marcenaro, ci propongono una approfondita ricerca sul Disturbo Borderline di Personalità, prendendo in considerazione le ipotesi eziopatogeniche sul ruolo del trauma psichico. La ricerca degli Autori conferma quando descritto dalla letteratura scientifica, secondo cui il DBP è correlato con una grave compromissione della qualità delle relazioni primitive, caratterizzate da madri eccessivamente apprensive ma poco affettive (si parla di “antipatia materna”) e da padri emotivamente distanti, associate a traumi psichici del periodo evolutivo tra cui il più frequente è l’abuso sessuale. Tale ricerca è interessante anche perché a partire da tale correlazione, gli Autori hanno ipotizzato un modello esplicativo delle costanti psicopatologiche presenti nel DPB, prendendo in considerazione due dimensioni: la disorganizzazione (quale stile di attaccamento che aumenta la vulnerabilità dei soggetti alla frustrazione-separazione) e la dissociazione (come meccanismo di difesa rispetto a stimoli stressogeni), a partire dalle quali è possibile fare riflessioni sull’indicazione dell’orientamento psicoterapico.


L’articolo di Berruti e Barbera ci riporta ad un contesto di cura particolare, la Comunità Terapeutica, che coinvolge persone (operatori e pazienti) in una dimensione dove quotidiano e terapeutico si fondono e con-fondono. Gli Autori partono infatti da alcune parole chiave: il luogo (la comunità, l’istituzione ma anche la casa); il tempo (la distinzione tra Kairos -il tempo circolare del “dentro comunità”- e Chronos -il tempo lineare del “fuori comunità”); le persone e l’azione (il gruppo dei pazienti dentro la comunità e il gruppo degli operatori dentro/fuori la comunità); il setting (l’organizzazione architettonica e affetta); le costellazioni (il gioco nella dimensione illusionale). A partire da questi concetti, si parla di Comunità come di un setting definito, una costruzione di senso condivisa, che rimanda ad una modalità di comunicazione e scambio che riporta al concetto di gioco e rappresentazione, nel senso teatrale del termine, dove predomina l’azione sulle parole, e dove è possibile per il paziente psicotico accedere ad una relazione significativa. La comunità è quindi soprattutto caratterizzata dalle azioni, come elementi di base, e dalla vita quotidiana, come setting della relazione, poiché questi due aspetti permettono di comprendere tutta l’area extraverbale tipica del “vivere in comunità” che spesso è definito come agito.


L’articolo successivo, di Borla, analizza approfonditamente la fiaba attraverso una lettura psicoanalitica di struttura, significati e finalità, sottolineandone anche la valenza terapeutica. L’Autrice sottolinea come la fiaba rappresenti una valida forma di psicoterapia infantile utile anche per gli adulti se si permette loro di avvicinarsi con semplicità e spontaneità. In quest’ottica si parla tanto della lettura della fiaba, come momento, possibilità di immersione nel fantastico, sia della


costruzione della fiaba momento di rappresentazione in termini figurati e simbolici delle dinamiche interiori del soggetto stesso. Per tali motivi, si parla del gruppo Fiaba nel contesto comunitario come attività terapeutica strutturata.


Morlotti presenta il proprio contributo al VII incontro tra Filosofia e Psichiatria del 2009, in cui parla del complesso e affascinate processo di conoscenza attraverso due momenti fondamentali: la visualizzazione, sia ottica che interiormente immaginativa, e la verbalizzazione che traduce forme, strutture, significati in proposizioni verbali.


Conclude Pisseri con il resoconto della II° Conferenza Tematica Nazionale della S.I.R.P. (Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale) tenutasi all’Aquila dal 16 al 18 settembre 2010, dove è emerso la necessità di approfondire il tema della riabilitazione precoce, relativa appunto a risposte psicopatologiche successive ad eventi catastrofici collettivi, portando la riflessione anche sul tema del rapporto tra malesseri collettivi e sofferenze psicologiche individuali.


Buona lettura


Antonella Ferro





 Lisa Attolini*, Maurizio Marcenaro**



Il trauma psichico e le relazioni genitoriali  precoci nel Disturbo Borderline di Personalità



 


RIASSUNTO



Gli Autori esaminano attraverso una review dei più recenti studi della letteratura scientifica le ipotesi circa l’origine del Disturbo Borderline di Personalità (DBP); nell’ambito della multifattorialità neuropsicobiologica prendono in considerazione le ipotesi eziopatogenetiche sul ruolo del trauma psichico e sviluppano una ricerca osservazionale in questo ambito  su un campione di soggetti con DBP confrontato con un campione di  soggetti con disturbi psicotici e dell’umore.


Metodo: Vengono reclutati due campioni: Campione 1: soggetti con diagnosi di DBP; Campione 2: soggetti con diagnosi di Disturbi dello spettro psicotico e gravi Disturbi dell’Umore. Al campione 1 vengono somministrati i seguenti strumenti diagnostici: Structured Clinical Interview for DSM-IV Axis I Disorders (SCID 1), Diagnostic Interview for Borderline Patients (DIB), Questionario sulle esperienze di Cura e di Abuso dell’infanzia (CECA.Q) ed un breve questionario anamnestico. Al Campione 2 viene somministrata la stessa metodologia diagnostica ad eccezione della DIB.


Risultati: Tra i soggetti del Campione 1 (28 soggetti) il fattore traumatico più frequente è l’”antipatia materna”, ovvero una relazione con la madre caratterizzata da un suo atteggiamento controllante, iperprotettivo ma anaffettivo, seguita dal fattore “abuso sessuale”. I dati vengono  ulteriormente analizzati in base alla differenza di genere, al sottogruppo diagnostico del DBP, alla comorbidità con Disturbi di Asse 1 e alla presenza di sintomatologia dissociativa. Nel Campione 2 (19 soggetti) il fattore più frequente è “disturbi psichici dei genitori”. Si osserva, inoltre, un maggior numero di fattori traumatici per ciascun soggetto.


Conclusioni: Si tratta di un’indagine preliminare per la relativamente bassa numerosità dei soggetti reclutati rispetto all’obiettivo di 100 soggetti (50 per ciascun campione). Tenendo conto di alcuni bias della ricerca legati alla modalità del reclutamento, gli Autori evidenziano, sulla base dei dati raccolti ed in accordo con la letteratura scientifica internazionale l’elevata incidenza di relazioni  genitoriali precoci disturbate nel  DBP affiancata nella maggior parte dei casi ad eventi traumatici tra i quali il più frequente è l’abuso sessuale.


 


PAROLE CHIAVE


Trauma psichico infantile, Disturbo Borderline di Personalità, eziologia.




* Direttore Sanitario C.T. Villa Santa Maria, Genova




** Professore di Psichiatria, Dipartimento di Neuroscienze, Università di Genova







 Beppe Berruti* Giorgio Barbera**



Rappresentazione e realtà nella cura istituzionale


 



RIASSUNTO



Partendo da una vignetta clinica il Tempo, lo Spazio e l’Azione sono considerati come elementi di base del processo terapeutico nella cura istituzionale dei disturbi mentali gravi. Il loro utilizzo all’interno del setting istituzionale si basa su una prospettiva rappresentazionale  del trattamento clinico, simile alla situazione analitica e, sostengono gli autori, in una prospettiva antropologica comune alla rappresentazione teatrale.


Parole Chiave


Comunità terapeutica, setting, costellazioni






* Responsabile Strutture Intermedie DSM Asl 2 Savonese




** Psicologo, DSM Asl 2 Savonese, CTPP Villa Frascaroli







Ramona Borla*



 


Gruppo Fiaba


 



RIASSUNTO



L’Autrice analizza la fiaba attraverso una lettura psicoanalitica, sottolineandone la funzione terapeutica sia tramite la lettura che tramite la composizione.


 


PAROLE CHIAVE


Fiaba, aspetti psicodinamici, attività terapeutica






* Psicologa







Romano Morlotti*



 


VII° incontro di Filosofia e Psichiatria – Genova, 6 febbraio 2009 : “Punti di vista e colpi d’occhio in psichiatria e filosofia”


Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Lo sguardo e la parola nel rapporto conoscitivo


RIASSUNTO

La relazione sentimentale, alla quale allude il proverbio nell’interpretazione più ordinaria, è  posta a metafora  del rapporto conoscitivo che si dà con le cose, sullo spunto del discorso di Diotìma nel Simposio platonico, considerandole tuttavia, per ciò che riguarda la loro realtà,  nel loro essere concreto, fisico,  non riferibile   ad essenze ideali. La cognizione è di fondamento emotivo e l’emozione cognizione incarnata. L’energia che sostiene il processo conoscitivo, espressa simbolicamente dalla figura di Eros, attiva la facoltà immaginativa, la quale opera configurando  elementi percettivi, mnemonici, rappresentativi, in costrutti dotati di senso.  In questi il carattere visivo è di primaria rilevanza, poiché l’essere umano esiste e comprende le cose soprattutto in una dimensione di visibilità, dove lo sguardo, effettivamente ottico o interiormente immaginativo, si coniuga tuttavia con le espressioni del linguaggio di parola che  traducono forme, strutture, significanti  in proposizioni verbali. Dall’interazione e articolazione, e possibile coincidenza, dei due momenti, visualizzante e verbalizzante,  viene per lo più compreso  il senso di ciò che è conosciuto.

 


PAROLE CHIAVE


Processo conoscitivo, emozioni, visualizzazione, verbalizzazione







* Già ricercatore chimico-fisico in laboratori internazionali, dopo aver conseguito la Laurea in Filosofia si occupa di problematiche inerenti la teoria della conoscenza e di filosofia dell’arte







 







 









Il Vaso di Pandora, Dialoghi in psichiatria e scienze umane
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Iscrizione al Tribunale di Savona n. 418/93 - ISSN 1828-3748